Così si chiude un’epoca, tutti orfani di Kaiser Franz (Milano Finanza)

Intanto entra nel vivo, con 19 bidders, la gara Interpower

Improvvisamente orfani di Franco Tatò. E se dopo sei anni l’a.d. uscente potrebbe essere chiamato a un incarico prestigioso di governo (è sempre libera la casella degli Esteri, potrebbe diventarlo quella della Pubblica Istruzione), l’azienda che Kaiser Franz lascia è ormai fatta a sua immagine e somiglianza. A cominciare dal gruppo dirigente, reclutato personalmente,anche strappando uomini alla concorrenza. È il caso di Antonino Craparotta, ex del gruppo energetico svizzero-svedese Abb, messo alla guida di Enel produzione. Nella prima linea dei manager, i capi-azienda delle tante controllate della galassia, l’elenco dei Tatò-boys comprende di diritto gli amministratori delegati di Enelpower, Luigi Giuffrida, di Wind, Tommaso Pompei, e di So.le, Giuseppe Nucci. Vicino al gran capo anche l’a.d. di Enel distribuzione, Vincenzo Cannatelli (nei giorni scorsi anche il suo nome era circolato tra quello dei possibili successori di Tatò, sembra su indicazione di quest’ultimo). È questo, insomma, il pacchetto di mischia a cui Tatò ha affidato l’esecuzione della sua strategia per un Enel, che senza perdere di vista l’elettricità, imboccasse a grandi passi la via della multi utility. Con le prime linee sono cresciuti all’ombra di Tatò anche altri uomini chiave dell’attuale Enel, come Stefano Lucchini, responsabile delle relazioni esterne e della comunicazione al mercato: era con Tatò già nel primo mandato e dopo una parentesi alla Confindustria con Antonio D’Amato è tornato nel colosso elettrico con maggiori responsabilità. O come il responsabile degli affari istituzionali e internazionali Massimo Romano (il mediatore del percorso che ha portato il gruppo a dare un progressivo addio al monopolio), senza dimenticare Mario Barozzi, l’uomo della pianificazione strategica, delle cessioni e delle acquisizioni, che ora resterà da solo a seguire l’ultima dismissione della stagione Tatò, quella di Interpower, che l’a.d. uscente ha fatto in tempo ad avviare ma che ora potrà seguire tutt’al più da spettatore esterno. Il caso ha voluto, infatti, che proprio ieri, mentre il Tesoro chiudeva con le sue nomine il capitolo Tatò, l’Enel completasse la raccolta delle manifestazioni d’interesse per l’ultima e la più piccola delle genco (2.611 megawatt). Tra conferme e new entry ne sono arrivate ben 19, esattamente quante ne erano state avanzate per Eurogen. La Cir è tornata di nuovo in pista attraverso Energia Italiana, il consorzio che schiera Energia (75% Cir, 25% Verbund), Seabo, Motepaschi e un nuovo partner finanziario arruolato per l’occasione, la Bnl. Così come non è certo un’esordiente la Erg della famiglia Garrone. Ma questa sarà soprattutto la partita delle ex municipalizzate. Oltre all’utility romana Acea, secondo quanto risulta a MF hanno presentato la manifestazione di interesse anche l’Agsm di Verona e l’Amga di Genova. Quest’ultima gioca in casa, visto che due delle quattro centrali portate in dote da Interpower si trovano in Liguria: l’impianto di Vado Ligure e il parco idroelettrico di Genova. Folta, come di consueto, la rappresentanza degli stranieri. Ci sono gli spagnoli di Iberdrola, i belgi di Electrabel, i tedeschi di Rwe e gli inglesi di International Power. Numerose anche le candidature dei players extra-europei. Fonti finanziarie danno per certa la presenza della giapponese Mitsubishi e dei soliti americani di Aes, Duke Energy e Dinergy. Si è tirata indietro, invece, la svizzera Egl. Dal quartier generale di Zurigo è arrivato l’ordine di fare retromarcia a beneficio di un piano d’investimenti che in Italia si svilupperà attraverso i cosiddetti grreenfield, cioè le centrali di nuova costruzione.

Angela Zoppo