Quei lancieri a cavallo di leggende (Il Messaggero)

Un saggio sulle imprese del reggimento “Montebello”. Dalle guerre d’indipendenza alla Resistenza

“Durante un grave collasso politico-militare seppe mantenersi compatto e disciplinato, fedele al suo giuramento, ascoltando solo la voce del dovere e dell’onore”. Così dice la motivazione al merito del “Montebello”, il glorioso reggimento di cavalleria dei Lancieri di Montebello. Le ultime leggendarie cariche di cavalleria risalgono a dopo l’8 settembre 1943, giorno cruciale per la storia del paese che si avviava allo sbando e poi alla democratica rinascita repubblicana. “Per gli uomini del “Montebello” non si parlò di armistizio”, spiega un libro che esalta il reggimento: I lancieri di Montebello (Vallecchi, 96 pagine, 12 euro), a cura di Stefano Lucchini e Fabrizio Centofanti. Quando giunse l’ordine di resistere ad oltranza, a Porta San Paolo, tra la Piramide Cestia e la stazione Ostiene, i Lancieri subirono le perdite più gravi, aprendo la pagina eroica della Resistenza militare che, proprio da Roma, si propagò al resto del paese. Il riconoscimento al merito fu concesso dal Capo dello Stato, nel 1947, quando l’Italia era ormai Repubblica. La tradizione del “Montebello” testimonia come basti il nome di un luogo a rendere epiche certe pagine di storia patria. I Lancieri, che si distinguono per le mostrine verdi, si fecero onore sull’altura di Montebello, vicino Pavia, nel 1859, durante la seconda guerra d’indipendenza. Erano ancora in forza all’esercito sardo che lì, alleati con i francesi, sconfissero gli austriaci. Qualla battaglia (20 maggio 1859) segnò anche la prima vittoria dei piemontesi. Questi contarono il minor numero di perdite: 17 morti, 31 feriti, 3 prigionieri; mentre i morti francesi assommavano a 92, 529 feriti, 69 prigionieri. Pesante il bilancio per gli austriaci: 331 morti, 785 feriti, 307 prigionieri e dispersi. In quello stesso anno, il 29 agosto 1859, un decreto reale stabiliva la formazione del reggimento di Cavalleggeri di Montebello, denominazione trasformata poi in “Lancieri di Montebello” (con decreto regio del 16 giugno 1860). A distanza di tanto tempo, quasi un secolo e mezzo, restano praticamente la qualità, la disciplina, lo spirito di sacrificio del “Montebello”, come osserva nella prefazione il comandante dei Lancieri, colonnello Guglielmo Luigi Miglietta. Il quale, sul ruolo odierno del reggimento, definisce i “Lancieri di oggi i nuovi “soldati per la pacificazione”, protagonisti diretti nella formazione del processo di pace”.

Pietro M. Trivelli