Marchionne e i top manager. “Presidente, ci pensi lei” (Il Secolo XIX)

Incontro riservato a Rimini: “Responsabilità e serietà, il suo discorso è impeccabile”

C’era Sergio Marchionne, e questa è stata una sorpresa. C’è stato un lungo incontro tra il presidente Napolitano e una decina di top manager italiani: e questa è stata una sorpresa straordinaria, prechè gli imprenditori si sono stretti attorno al Quirinale, conferendo una patente di “totale affidabilità”, quasi un’elezione “a farlo del Paese”. Per usare le paole dell’amministratore delegato della Fiat: “Condivido ogni passaggio dell’intervento del presidente. Sono venuto qui perchè Napolitano è un punto di riferimento in questo momento molto difficile, è un uomo che stimo immensamente”. E attorno a Marchionne, quando Napolitano si è congedato per prendere posto in platea, i “colleghi” si sono sbilanciati: “Presidente, oggi all’Italia servono responsabilità e serietà, per favore, ci pensi lei”. In prima fila, all’incontro, Corrado Passera di Intesa Sanpaolo e Fulvio Conti di Ene, l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti (tutti e tre interverranno oggi a tavole rotonde della manifestazione riminese), più Stefano Lucchini direttore Relazioni esterne ed istituzionali dell’Eni. Sono stati gli stessi protagonisti a descrivere la cosa come “una sorta di gran consulto sull’economia malata dell’Italia”. Un summit che ha avuto un prologo, svelato involontariamente dallo stesso Marchionne, inatteso a Rimini: “Perchè sono qui, lo avevo promesso a Napolitano”. Segno che i due si erano recentemente sentiti e i temi del colloquio altro non potevano essere che la situazione finanziaria italiana e la vicenda Fiat. Eppure, ai ciellini è parso tutto abbastanza improvvisato. Quando il capo dello Stato è arrivato al Meeting è stato condotto nei salotti delle ralezioni esterne per un “riposino” che di solito è di prassi. E lì, “per caso”, si sono trovati gli imprenditori. Solo le dichiarazioni ufficiali impediscono di scrivere che a Napolitano è stato consegnato un dossier speciale. Con gli appunti sulla manovra finanziaria, con il libro bianco su ciò che stato fatto, con le urgenze da affrontare per impedire al Sistema Italia di naufragare. Un grido di dolore, in qualche modo, dettato dalla crisi e dalla scarsa fiducia del gotha economico rispetto alla classe dirigente italiana. Quella stessa classe dirigente che Luca di Montezemolo, a distanza, ha bollato come “fallimentare da 15 anni a questa parte”. Al termine dell’intervento del capo dello Stato, prima di lasciare Rimini, Marchionne ha commentato brevemente l’intervento di Napolitano, apprezzandolo, e ha riservato una frecciata anche al velenoso articolo di ieri di Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera che invita l’ad della Fiat, fra l’altro, a portare il suo domicilio fiscale dalla Svizzera all’Italia: “Ho letto altro, commenti molto più incoraggianti. Ma parliamo del futuro del Paese e non di me”. Sulla manovra da 45,5 miliardi all’esame del Parlamento ha poi detto: “La cosa importante è riacquistare credibilità a livello internazionale per finanziare il debito. Questo è il problema immediato, altrimenti il mercato finanziario a livello internazionale non crederà all’Italia”. Sulla possibilità che la manovra possa essere cambiata in Parlamento, in un clima generale di lotta tra fazioni e interessi di piccolo cabotaggio elettorale: “Questo è il momento di fare gli italiani e non i funzionari di partito”. Inevitabile, per Marchionne, rispondere alle questioni sulla Fiat. E quindi: la joint venture con il gruppo indiano Tata procede, “cambieranno i termini dell’alleanza, ma il progetto andrà avanti”. E i piani annunciati per l’Italia? “Contiamo di andare avanti, i programmi sono stati annunciati e puntiamo a portarli a conclusione”. Risposte sbrigative, che, però, specie sul fronte Tata, offriranno buoni spunti. Meglio, per Marchionne, concentrarsi sull’emergenza dei conti pubblici. E, pur senza voler indicazioni specifiche alle possibili modifiche in Parlamento, sulla Finanziaria, l’uomo del Lingotto vuole indicare bene le rispettive responsabilità: “Scrivere e poi migliorare una legge o un decreto spetta a parlamento e governo. È una cosa che devono gestire i politici, non è il mio mestiere. Ma la cosa importante – è riacquistare davvero un’immagine di competenza in Europa e nel mondo. Dobbiamo finanziare il debito”.

Giovanni Mari