Cercasi apprendisti della lezione di Obama a Bari (Puglia d’oggi)

Il rapporto fra politica e nuovi media è stato il cuore della presentazione barese, presso la libreria Laterza, del saggio La lezione di Obama, scritto da Stefano Lucchini e Raffaello Matarazzo ed edito Baldini&Castoldi: quali insegnamenti deve trarre la politica nostrana da metodi e strategie che hanno accompagnato le vittorie di Barack Obama? Un uso consapevole del web, mirato a coinvolgere ed avvicinare i cittadini ai momenti decisionali, è la strada giusta.
La politica non va più di moda, ma ciò non significa che debba diventare trendy. Carenza di analisi, attivazione dei social per fini elettorali e logica da “vetrina” sono i limiti della politica sul web made in Italy. Negli Stati Uniti l’analisi dei dati sugli elettori non finisce mai, neanche a risultato raggiunto. “Ciò che più mi ha colpito è stato scoprire che gli strateghi che hanno supervisionato la campagna di Obama nel 2008 erano ancora nel quartier generale di Chicago ad un mese dalla vittoria delle elezioni – racconta Raffaello Matarazzo – In Italia, spesso, l’impulso della comunicazione politica si esaurisce subito dopo il voto”.
Confine labile fra marketing e politica, certo. Eppure nell’esperienza del due volte Presidente degli Stati Uniti d’America “contatti, impressioni ed opinioni raccolte durante la campagna elettorale si sono tramutati in mandato politico da affidare all’eletto”, aggiunge l’autore del saggio. Gli fa eco Serena Fortunato, esperta di comunicazione politica. “Avere un database per un politico italiano è già una conquista. Il limite dei politici italiani è spesso dettato dalla convinzione di conoscere a memoria il proprio elettore”.
Sapere chi sono gli elettori a cui ci si rivolge non deve però esaurirsi in un semplice “fare il verso” a bisogni e necessità. Candidati e partiti devo avere ben chiara la propria strada maestra. “Non può essere l’agenzia di comunicazione a dettare la linea sui temi, per esempio sulla sanità – appunta Serena Fortunato – Così come, accertato un problema, un candidato non può assumersi genericamente l’impegno di risolverlo senza indicare il come”.
Altra convinzione diffusa è l’inutilità dei nuovi media per scardinare i cosiddetti “pacchetti di voto”, il peso specifico dato dalle preferenze scientificamente calcolate di ciascun candidato. “Utilizzare con coscienza i nuovi media permette di arrivare direttamente ai cittadini senza passare per i centri di potere classici – assicura Matarazzo – I possessori di pacchetti di voti perdono così una rendita di posizione dettata dalla consuetudine”. Un approccio diretto all’elettore che negli Stati Uniti si sta traducendo in un aumento costante della partecipazione al voto, in contrasto con la disaffezione europea ed italiana.
In Italia, nonostante la crisi, cresce la voglia di partecipazione. Saper creare un contatto fra politica e cittadini significa maturare un vantaggio competitivo nei confronti di chi alimenta, anche in maniera grottesca, la distanza fra palazzo e quotidiano. “Ci sono stati in passato candidati più interessati a ritoccare le proprie foto che a svecchiare davvero i contenuti”, racconta in un aneddoto Serena Fortunato. Episodio che la dice lunga su quanto sia invece necessario ri-umanizzare la politica ed i suoi protagonisti e ricucire lo strappo fra eletti ed elettori, dopo anni di esasperante politichese e falsa semplificazione mediatica.