Così la crisi e la rete stanno rivoluzionando la comunicazione (Il Sole 24 Ore)

La grande crisi, con tutto ciò che consegue in termini di progressivo restringimento della torta di risorse a disposizione, ha reso decisamente più difficile il ruolo dei comunicatori. È per questo che la partita non va sottovalutata. Chi rischia di perdere potrebbe non avere appello. E per chi aspira a vincere c’è solo un modo di condurre il match: partendo da una maggiore considerazione del ruolo della comunicazione, ma anche dalla consapevolezza che l’integrazione di vecchi e new media sarà essenziale.
Forte e chiaro il messaggio di fondo emerso dall’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio nella sede milanese del Sole 24 Ore in occasione della tavola rotonda “La comunicazione per l’impresa e la comunicazione politica fra crisi e new media”. Due ambiti, quello della comunicazione d’impresa e della comunicazione politica, alle prese con cambiamenti epocali «generati dalle nuove tecnologie oltre che da una crisi infinita» che da cinque anni picchia sul nostro Paese, fra vari stop and go, come ha detto Remo Lucchi, presidente onorario di Gfk Eurisko.
“Dalla pubblicità alla comunicazione d’azienda”, di Edoardo Teodoro Brioschi e “La lezione di Obama” di Stefano Lucchini, direttore Relazioni istituzionali e comunicazione di Eni, e Raffaello Matarazzo, sono stati i due pilastri della tavola rotonda organizzata dal Gruppo 24 Ore e da Vita e Pensiero. «Il ruolo del comunicatore deve essere sempre di più di tipo executive, manageriale e sempre meno da “ciambellani”», ha spiegato Brioschi, dell’Università Cattolica. Ne va «della relazione fra l’azienda e i suoi pubblici. Che sono sempre meno passivi». Cosa della quale si è accorto, per primo, anche l’automotive. «Per anni il settore non ha avuto necessità di prendere in esame le necessità di evolversi sul fronte comunicativo, tanto il business era florido», ha detto Massimo Nordio, amministratore delegato di Volkswagen Group Italia. Ma «il web, ancora di più dopo l’esplosione dei social network, ci ha reso necessarie tante riflessioni. Soprattutto quando abbiamo visto che non c’era più una diretta consequenzialità fra campagna pubblicitaria e attività dei concessionari. La rete si è frapposta». Certo è che «in questo periodo di massima possibilità di investimento in termini di mezzi e minima disponibilità in termini di risorse da spendere, a fare la differenza può essere solo una visione a tutto tondo, in cui va valorizzata l’importanza della comunicazione in termini culturali, tecnologici e di organizzazione», ha poi spiegato Matteo Cardani, deputy general manager Marketing di Publitalia ’80. Il tutto con la consapevolezza che anche le problematiche della “nuova” comunicazione stanno investendo la politica come e più delle aziende. «Durante la campagna presidenziale che lo ha contrapposto a Mitt Romney, Barack Obama a un certo punto si è trovato sotto nei sondaggi perché aveva sottovalutato il ruolo della televisione», ha spiegato Raffaello Matarazzo. Poi «è riuscito a recuperare con i social media». Ma l’integrazione fra vecchio e nuovo è una lezione da tenere bene a mente.

Andrea Biondi