“La lezione di Obama. Come vincere le elezioni nell’era della politica 2.0” (Dirigenti Industria)

Stefano Lucchini
Raffaello Matarazzo

LA LEZIONE DI OBAMA
COME VINCERE LE ELEZIONI
NELLA POLITICA 2.0

Baldini & Castoldi
Pagine: 118
Euro: 14,90

“Non dimenticherò mai a chi appartene questa vittoria: appartiene a voi”. Barack Obama

Queste parole hanno chiuso la campagna elettorale più costosa della storia, quella che ha confermato Barack Obama alla Casa Bianca per il secondo mandato  consecutivo, nonostante la crisi economica più grave del secolo e nonostante un candidato, Romney, ex governatore del Massachusetts, che ha capovolto nelle ultime quattro settimane gli orientamenti del voto in modo straordinario.  Nel 2008 la filosofia del pensiero Obamiano era racchiuso nel celeberrimo “Yes
we can’: traduzione di un pensiero più complesso che viene esplicitato nella frase che il Presidente pronunciò proprio in quell’anno: “l miei genitori mi hanno dato un nome africano, Barack, che vuol dire “benedetto” pensando che in un’America tollerante il nome che si porta non sia un ostacolo al successo. Hanno immaginato che sarei andato nelle migliori scuole del paese anche se non erano ricchi, perché in un’America generosa non si ha bisogno di essere ricchi per
realizzare le proprie potenzialità”. Ma nel 2012 era tutto un altro film. Nell’era delle nuove tecnologie, della rete, dei social network e di una politica 2.0, Barack Obama aveva capito che per vincere doveva guardare oltre. E l’ha fatto, non lasciando nulla al caso, ma costruendo una campagna basata sull’intreccio di informazioni sugli elettori, sull’elaborazione di spot mirati a livello di microtargeting e sull’uso di tecnologie quasi futuristiche.
Ma il libro insegna anche un’altra cosa: senza un messaggio forte tutto ciò sarebbe risultato inutile e sterile. La differenza la fa sempre la capacità di parlare alle persone, di identificarsi con la gente comune e questo perché “Non si vede bene che col cuore – direbbe Saint Exupéry – l’essenziale è invisibile agli occhi”. E aggiungerei, a volte, anche alle più moderne tecnologie.

Chiara Tiraboschi