Obama, la lezione di chi ha puntato per primo sul web (Il Messaggero)

Uno studio su come l’uso di Internet ha portato alla Casa Bianca il primo presidente di colore.

Cosa ci ha insegnato la travolgente vittoria elettorale di Barack Obama? Quali mezzi, telematici e mediatici, sono stati usati per rendere possibile l’approdo del primo presidente nero alla Casa Bianca nel 2008 e la sua riconferma, quattro anni dopo? A queste, e a molte altre domande cerca di fornire risposte La lezione di Obama – come vincere le elezioni nell’era della politica 2.0 (Baldini&Castoldi, 128 pagine, 14,90 euro). Stefano Lucchini e Raffaello Matarazzo esplorano in questo agile volumetto le ragioni recondite della marcia inarrestabile di Obama. Dalla prima campagna, la scelta di “puntare sull’empatia”, con slogan evocativi come hope e change, ma ancora di più con l’immedesimazione nei problemi delle persone comuni, il senatore dell’Illinois è riuscito a farebreccia una prima volta; quando poi lo sfidante del 2012 per la rielezione è risultato essere Mitt Romney, il gioco si è fatto più difficile. E i sondaggi, i grafici delle intenzioni di voto, sono diventati una lunga sequenza di montagne russe. Purtroppo, è stato un disastro, l’uragano Sandy, a far pendere in favore del democratico l’ago della bilancia.

GLI AUTORI
A fine ottobre, il comandante in capo è tornato a fare breccia nel cuore degli americani. E tutta la partita, come notano gli autori, “è stata decisa solo negli ultimissimi giorni”. Lucchini, direttore delle relazioni internazionali e comunicazione di Eni, “visiting fellow” presso l’università di Oxford e docente alla Cattolica di Milano, e Mata-razzo, analista di politica internazionale in Eni e docente all’Università St John’s di New York, elencano i mutamenti sociali e i rivolgimenti epocali che hanno portato alle prime “elezioni 2.0” della Storia. C’è da mettere in rilievo il ruolo dei giovani (soprattutto nel 2008) e del voto femminile nella vittoria di Obama. Si elencano, anche, i passi falsi dei candidati, compreso quello di Romney: puntare su un vice come Paul Ryan, necessario per conquistare la destra repubblicana, ma inadatto a guadagnare il voto degli elettori centristi, da sempre decisivi. C’è, soprattutto, da sottolineare il ruolo di Internet, che dopo quattro anni si è fatto più capillare e incisivo. Se nel 2008 i social network sono stati determinanti, scrivono gli autori, “la campagna 2012 verrà ricordata come quella dei dati personali». La capacità di raccogliere un vastissimo database (grazie a banali condivisioni via Facebook) di potenziali attivisti e simpatizzanti si è rivelata un’arma micidiale; il lavoro iniziato dal trentenne Jeremy Bird durante la prima tornata elettorale si è via via affinato, fino a costituire un vastissimo patrimonio a cui attingere nel momento del bisogno. I social media, avvertono Lucchini e Matarazzo, non vanno mitizzati. A volte, il messaggio reiterato e condiviso più volte può rivelarsi controproducente. Ma è proprio attraverso questo canale che il Tea party, il movimento della destra repubblicana, si è diffuso nell’America profonda. Però è stato Obama ad aprire la strada per primo. La lezione di Obama non si limita ad analizzare gli eventi del passato, prevede anche possibili sviluppi. Che cosa accadrà nelle elezioni del 2016? Dopo un afroamericano alla Casa Bianca, sarà finalmente la volta di una donna presidente degli Stati Uniti?

Riccardo De Palo