Nasce il lobbista di professione (ItaliaOggi)

Un registro per aver diritto a far pressione su governo e camere

Chi ha l’immagine stantia del lobbista-faccendiere che avvicina circospetto prendendo sottobraccio il politico di turno nei corridoi parlamentari può anche accantonarla. È in arrivo il lobbista di professione, con tanto di registro e di trasparency sui suoi contatti con ministri, parlamentari e funzionari. Il lobbista doc, infatti, dovrà redigere una relazione dettagliata sulle attività che ha posto in essere nell’anno precedente e trasmetterle a una authority ad hoc che sarà che sarà con ogni probabilità l’alto commissario per la lotta alla corruzione. Dovrà annotare tutto, come dovrà essere chiaro che anche il ministero di turno avrà l’obbligo di rendere nota l’attività di lobbing svolta nei suoi confronti, addirittura specificandola nel preambolo dei provvedimenti che adotta.
Prende forma il disegno di legge che disciplinerà per la prima volta in Italia l’attività dei lobbisti, quei soggetti che rappresentano al potere politico alcuni interessi associativi o industriali cercando di orientare le soluzioni normative. Lo ha messo a punto una commissione tecnica istituita presso il ministero per l’attuazione del  programma e coordinata proprio dal capo di gabinetto del ministro Giulio Santagata, Michele Corradino. Il testo dovrebbe andare al prossimo consiglio dei ministri. La commissione ha indagato direttamente presso gli interessati bisogni e limiti della situazione attuale. Ha contattato Confindustria, Reti spa, l’agenzia di relazioni pubbliche messa su dall’ex spin doctor di Massimo D’Alema Claudio Velardi, ora guidata da Massimo Minucci, Banca Intesa, la Rai ma anche Greenpeace, Legambiente, la comunità di Sant’Egidio. In più si è avvalsa della consulenza di due guru delle relazioni pubbliche, Stefano Lucchini, ora capo delle relazioni istituzionali di Eni e Fabrizio Centofanti di Acquamarcia. In tanta parte del mondo i gruppi di pressione hanno obblighi e diritti sanciti per legge. Questo accade negli Stati Uniti, dove si può dire che il lobbismo sia nato, Canada, Israele, Germania, Svizzera e Austria. In Gran Bretagna e in Francia contano la consuetudine e i codici di condotta. In Italia finora questa attività ha avuto una connotazione per lo più negativa e i protagonisti sostengono che molto è dipeso da Mani Pulite.
Fatto sta che, in risposta ai questionari sottoposti dal ministero per l’attuazione del programma, i lobbisti hanno rilevato la difficoltà a raggiungere il potente (ovviamente per quelli più piccoli). Insomma, a farsi ricevere.
Per questo il progetto governativo vorrebbe introdurre un diritto di accesso per i lobbisti, anche se il potere politico può anche non coinvolgerli nel processo decisionale. L’idea fondante è quella di istituire un registro, tenuto dalla presidenza del consiglio dei ministri e pubblico, presso il quale i lobbisti devono obbligatoriamente iscriversi. I portatori di interessi devono anche compilare una dettagliata relazione sull’attività svolta nell’anno precedente che deve essere inviata all’alto commissario per la lotta alla corruzione che sovraintende a monitorare l’attività per garantire gli standard di correttezza  e evitare deviazioni illecite. Il lobbista può presentare al potere politico che deve assumere una decisione informazioni, documento, memorie scritte e qualsiasi comunicazione necessaria a rappresentare gli interessi di cui è portatore. Dal canto suo il decisore pubblico ha il dovere di rendere nota l’attività di rappresentanza nei suoi stessi documenti.
Altro passaggio significativo è quello sul codice deontologico che dovrebbe essere adottato dalla presidenza del consiglio. Qualsiasi violazione delle norme deve essere segnalata all’alto commissario. Ovviamente il ddl prevederà un corredo di sanzioni adeguato. “È importante che, per arginare i millantatori, che in questo settore sono tanti, sia chiaro il mandato dei lobbisti, chi li manda e per fare cosa”, sottolinea Centofanti.
In Italia già operano delle agenzie specializzate. Oltre quella di Reti, c’è la Fb guidata da Fabio Bastoncinci, Nomos. Poi ci sono gli uomini azienda, come Lucchini e come Franco Spicciariello, government affairs manager di Microsoft Italia. “I lobbisti mi fanno comprendere un problema in tre minuti, i miei collaboratori in tre giorni”, ebbe a dire John Kennedy. Chissà se i politici italici ne faranno tesoro.

Claudia Morelli