C’è qualcosa di artistico nella perfetta comunicazione aziendale (MilanoFinanza)

Su un tema così empirico come è la comunicazione, e in particolare la comunicazione d’azienda, le biblioteche accademiche e aziendali sono stracolme di tratti ampollosi che preferiscono dilungarsi sulla filosofia pittosto che consigliare cosa ci deve (e non deve) essere in un buon comunicato stampa. Un’eccezione all’infausta regola è Niente di più facile, niente di più difficile – Manuale (pratico) per la comunicazione (172 pagg. Fausto Lupetti Editore), scritto da Gianni Di Giovanni e Stefano Lucchini. Il primo è senior vice presidente external communication e il secondo senior executive vice president Public affairs and communication dell’Eni. E hanno accumulato una lunga esperienza alle spalle nonostante abbiano meno di 100 anni in due, in aziende con diversi e complessi problemi di comunicazione da gestire, come Montedison, Stet-Telecom, Enel, Confindustria, Banca Intesa, Wind. I due hanno voluto preparare un vero e proprio beadeker pieno di consigli diretti e di esempi pratici a beneficio dei più giovani e di chi vuole formarsi, spiegando la necessità e la migliore tecnica di comunicazione d’impresa sia quando le cose volgono al meglio (utili al bilancio, espansione, creazione di nuovi prodotti e servizi), sia quando invece l’allarme è rosso (crisis management, collassi finanziari, o la diffusione di giudizi di terzi problematici per l’azienda, come sta avvendo in questi giorni proprio a danno dell’Eni). Di Giovanni e Lucchini descrivono con precisione la giornata tipo di un comunicatore d’azienda, l’organizzazione che il dipartimento deve avere, come deve essere realizzato un evento aziendale, una conferenza stampa, un press kit, ma anche l’importanza di un corretto gioco di quadra e l’attenzione che deve oggi essere data alla nuove tecnologie, che da un lato hanno migliorato e velocizzato gli strumenti di conoscenza e feedback a disposizione del professionista, ma dall’altro hanno esteso in modo sterminato il panorama dei media da monitorare e con cui confrontarsi, dai blog ai wikileaks vari. Concludono il manuale una serie di testimonianze dirette di altri comunicatori doc, ai quali gli autori hanno chiesto di descrivere un particolare aspetto o evento della loro vita professionale che possa fungere da ausilio o da monito per la carriera del lettore. Insomma, quella descritta nel libro è una professione che, come suggeriscono gli autori, deve essere coltivata a metà tra la scienza e l’arte: da una parte la tecnica da affinare e perfezionare in continuo, dall’altra quel je ne sais quoi che crea la sintonia tra ciò che il fiuto giornalistico cerca e ciò che l’azienda comunica. Niente di più facile, niente di più difficile, appunto. Alessandro Carollo