Dalla battaglia di Pavia del 1525 alla guerra in Ucraina, la tecnologia è l'arma che può fare la differenza (Milano Repubblica)

"Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita". Così, nel 1525, fu detto a proposito del nobile cavaliere francese Jacques de La Palice, maresciallo ucciso il 25 febbraio nella battaglia di Pavia da un colpo di archibugio sparato da un fante durante la guerra d'Italia del 1521-1526 tra l'esercito francese, guidato personalmente dal re Francesco I, e l'armata imperiale di Carlo V, che con 12 mila lanzichenecchi tedeschi e 5 mila soldati spagnoli, vinse nettamente. Oggi, 498 anni dopo, e a due anni dalla ricorrenza del cinquecentesimo anniversario di quei combattimenti rivoluzionari che vedendo l'arma bianca battuta dall'arma da fuoco segnarono la fine di un'epoca, la riflessione promossa da Aspen Institute Italia di fronte alle nuove innovazioni - e purtroppo alle nuove guerre, come quella in Ucraina - è che la tecnologia possa influenzare anche la sicurezza internazionale.

Lo ha dichiarato, nell'intervento introduttivo alla conferenza internazionale "La battaglia di Pavia e il futuro della difesa europea 1525-2025" che si è tenuta nell'aula magna dell'Università degli Studi di Pavia, Stefano Lucchini, lo chief institutional affairs and external communication officer di Intesa San Paolo.

Dopo l'uccisione di La Palice, i suoi uomini gli dedicarono la frase che lo ha consegnato alla storia, assieme alla parola "lapalissiano", che ha origine da qui: "Qui giace il Signor de La Palice, che se non fosse morto farebbe ancora invidia", fu l'epitaffio. In francese, "Si il n'était pas mort, il ferait encore envie". Curiosamente però, nel
tempo la lettera "f" di ferait fu letta esse, quindi serait, e la parola envie divenne en vie, trasformando la frase in "Qui giace il Signor de La Palice. Se non fosse morto sarebbe ancora in vita". Lapalissiano, che divenne la parola d'uso comune per indicare qualcosa di scontato.

Nel rapporto che analizza la memoria di un cambio d'epoca (perché nella battaglia di Pavia l'arma da fuoco, la nuova tecnologia, venne usata per la prima volta in campagna facendo vincere il popolo contro la nobiltà guerriera a cavallo, polvere da sparo contro cavalleria pesante francese, la più potente arma dell'epoca) si ragiona sulle strategie per il futuro dell'Europa nel nome di una auspicata maggiore difesa comune, si riflette su quali siano le sfide aperte della difesa europea, le forze armate europee e le operazioni militari e l'industria e la tecnologia per la difesa europea. "Il perno della questione mi sembra - ha spiegato Lucchini - in quale misura la tecnologia possa influenzare la struttura politica di riferimento e la sicurezza internazionale, tema che si sviluppa sul terreno della cooperazione, della nuova difesa europea e dello sviluppo industriale".

La conferenza internazionale di Pavia, considerando anche le nuove frontiere della cybersecurity e dello spazio, ha inaugurato un progetto che si articolerà fino al 2025 con una serie di incontri per realizzare un percorso che valorizzi le analogie tra l'evento europeo che fu la battaglia di Pavia e le attuali sfide geopolitiche.
La sfida è quella di sollecitare riflessioni e proposte per trovare risposte alle sfide del futuro, in una prospettiva di mantenimento dei valori di pace e sicurezza del nostro continente, in un tempo di ricerca di nuovi equilibri mondiali, di accelerazione tecnologica e delle strategie politiche e militari conseguenti.

In riferimento alla battaglia di Pavia, Lucchini ha precisato che "se potessimo leggere quello che tra cinquecento anni gli storici scriveranno della nostra epoca, probabilmente resteremmo sorpresi delle categorie che userebbero, delle chiavi di lettura a noi probabilmente non note, in quanto noi non abbiamo il distacco dalla storia che viviamo".

Simone Bianchin