Griffe a sei zampe (Corriere della Sera)

Al Vittoriano una storia d’Italia nella grafica dell’Eni dal 1952 Ad accogliere il visitatore nella mostra, una frase di Enrico Mattei: «Se in questo paese sappiamo fare le automobili, dobbiamo saper fare anche la benzina». Si parte da qui, per raccontare - grazie alla storia di un celeberrimo marchio pubblicitario - quello che in realtà è un pezzo significativo di storia italiana: storia politica e di costume, in un Paese che a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento visse i suoi anni di boom economico, grazie anche ad automobili, autostrade e perché no, benzina. Titolo della rassegna, aperta da oggi e fino al 25 aprile con ingresso gratuito al pianterreno del Complesso del Vittoriano, «Il cane a sei zampe», omaggio al simbolo grafico dell'Eni, creato nel 1952 in seguito a un concorso vinto da Luigi Broggini, anche se il suo nome in qualità di creatore di un logo entrato a far parte dell'immaginario collettivo si seppe ufficialmente solo dopo la sua morte, nel 1983. Vincitore ufficiale, all'epoca, risultò infatti il grafico Giuseppe Guzzi, che invece era stato solo il rifinitore del marchio, come lui stesso ammise in una lettera al figlio di Broggini. E una sezione speciale della mostra è riservata proprio alla storia del concorso del 1952, ricostruita sulla base di documentazione originale e che sfata alcuni miti nati attorno all’origine di questo fortunato simbolo, il “fedele amico dell’uomo a quattro ruote” secondo un celebre slogan ideato da Ettore Scola, all’epoca al lavoro per l’Eni. A gestire quel concorso fu la più autorevole rivista dell’epoca del settore, “Domus”, diretta a Milano da Gio Ponti. E dagli archivi Domus proviene la lettera in cui Mattei ringrazia il celebre architetto per la “cortesissima cura” e per il “successo delle manifestazioni”. Della giuria facevano parte, tra gli altri, artisti del calibro di Mario Sironi e Mino Maccari (quest’ultimo, con originali esposti al Vittoriano, animò con i suoi disegni anche la rivista aziendale Eni “Il Gatto Selvatico”). La frase di Mattei, riprodotta su un pannello, introduce la mostra che apre con il rigoroso mobilio di quello che fu lo studio del presidente: scrivania, libreria e una sedia in stile primi anni Cinquanta. Grande spazio, nella prima parte dell’allestimento, anche a colui che di quella selezione (con premi in denaro non da poco per l’epoca) fu il grande sconfitto: ovvero quel Fortunato Depero che fin dai tempi del Futurismo era stato uno dei pionieri dell’arte pubblicitaria in Italia. “Nato”, così amava firmarsi nelle lettere a famigliari e amici, non la prese bene. E tra i tanti documenti d’epoca allineati nelle bacheche c’è anche una missiva del settembre 1952 in cui si evince tutto il dispetto dell’artista per l’esclusione, oltre che il suo disprezzo per le opere prescelte: “Il primo premio è buono per una insegna da osteria. Un altro primo premio un paiolo con la polenta. Un secondo premio è uno sgorbio antiartistico e antipubblicitario ecc. ecc. ecc. ecc.”. Davvero belli i bozzetti di Depero (presente anche con un olio su tavola) e belli anche i disegni per diverse iniziative pubblicitarie vergati nel corso degli anni da Dino Vignali, a lungo al lavoro per l’Eni in collaborazione con Leonardo Sinisgalli (che invece firmava i testi), uno dei tanti altri intellettuali di spessore transitati per l’ente negli anni d’oro. Prima della parte finale dell’esposizione – dedicata al presente, con un’opera ispirata al cane a sei zampe realizzata dall’artista israeliana Ilana Yahav, una delle protagoniste della nuova campana Eni – la mostra ripercorre per intero la storia di Eni (e dei suoi marchi Agip e Supercortemaggiore) dal 1952 a oggi, grazie a 196 immagini, 50 documenti originali, 30 “caroselli”, 70 memorabilia, 25 filmati aziendali e 20 vignette satiriche, materiale proveniente dal patrimonio dell’archivio storico della compagnia, da collezioni private e pubbliche. Il tutto incentrato sui momenti salienti di un percorso graficamente scandito dai tre restyling (1972, 1998, 2009) del celebre marchio di Broggini, sempre però nel segno della continuità. Il visitatore è così accompagnato in una storia che è sì aziendale, ma che racconta anche, di fatto, alcuni passaggi che hanno caratterizzato lo sviluppo sociale italiano, grazie a foto e altri materiali eterogenei ed evocativi: dai pezzi originali delle vecchie stazioni di servizio, alle belle testimonial (tra le altre, anche una giovanissima Sandra Milo al volante di un’auto scoperta e una Raffaella Carrà in shorts del 1971), fino agli arredi e ai gadget di un universo Eni-Agip che tra motel e altro arrivò a coinvolgere capillarmente vacanze, tempo libero e quotidiano dei suoi dipendenti e di moltissimi altri italiani. Realizzata dall’Eni e da Comunicare Organizzando, la mostra – presentata ieri da Alessandro Nicosia, Stefano Lucchini, Geminello Alvi, Vittorio Ravà e dal presidente del Censis Giuseppe De Rita – resterà aperta al pubblico dal lunedì al giovedì (9.30 – 19.30), il venerdì e il sabato fino alle 23.30, e la domenica fino alle 20.30. Edoardo Sassi