Il Kerouac di destra e le formiche dello “Specchio” (Corriere della Sera)

Una pagina dedicata a Jack Kerouac. Un lungo articolo che lo “santifica” è uscito sul quotidiano di An, Il Secolo d’Italia. Quella che è stata tradizionalmente un’icona della sinistra, viene riletta in una nuova chiave. Il narratore americano caposcuola della beat generation è accostato a Pier Paolo Pasolini e ne viene sottolineata “l’impolitica scorrettezza” e “il rifiuto della modernità”. Poi citando Ermanno Olmi, regista quanto mai caro alla destra, il quotidiano di An fa diventare Kerouac un nuovo “santo bevitore”, che ha tanto da dirci in quanto riflette “il disagio di tante anime perse”. Dalla sua bocca “impastata di sacro, di sesso, di whisky e di polvere” può uscire “un oracolo”. E la destra non vuole perderselo. STATE BONUS. Come gruppo L’Espresso continua a pagare l’effetto Kataweb e di conseguenza a perdere. Vanno bene le cose, invece, per l’omonimo settimanale diretto da GiulioAnselmi, che dovrebbe chiudere il 2001 con un utile consistente. Sarebbe la prima volta dopo diversi anni di “rosso” e ciò ha indotto Marco Benedetto, amministratore delegato, a promettere un bonus ai giornalisti. Sul versante delle vendite nei primi nove mesi del 2001 L’Espresso ha venduto il 6,5 per cento in più rispetto al periodo gennaio-settembre del 2000, attestandosi sulle 450mila copie. Ma anche l’anno precedente il rendiconto diffusionale di Anselmi si era chiuso bene (+ 2,5 per cento sul ‘99). IL FIGLIOL PRODIGO. Di solito quando il figliol prodigo torna a casa si ammazza il vitello grasso. L’amministratore delegato dell’Enel, Franco Tatò, ha festeggiato in maniera diversa: l’ha promosso. Qui si narra del nuovo direttore relazioni esterne del gruppo elettrico, Stefano Lucchini, rientrato in azienda dopo un anno di Confindustria. Tatò non solo gli ha restituito le vecchie funzioni ma gli ha dato anche nuove deleghe. Comprese pubblicità e supervisione sul Tg web Enel. Così ogni mattina alle 8,30 Lucchini dirige la riunione di redazione e fa la scaletta del Tg che va su Internet. C’ERA ANCHE PIERO. Dopo la bocciatura dell’operazione Raiway il presidente della Rai, Roberto Zaccaria, ha chiamato indirettamente in causa Piero Gnudi, all’epoca presidente dell’azionista Iri. Gnudi ha evitato di replicare. Questo – sembra di capire – perché la scelta di fare l’accordo con la Crown Castle fu operata dalla Rai e i patti parasociali – contestati oggi dal ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri – furono esaminati dai legali dell’azienda radiotelevisiva di viale Mazzini, i quali solo successivamente relazionarono all’Iri. Dal punto di vista dell’azionista, quindi, le procedure seguite sono state corrette ma ciò non toglie che il governo attuale abbia la piena legittimità di operare una propria valutazione politica. CHIARA LA FORMICA. Quello uscito sabato scorso è il trecentesimo numero dello Specchio, magazine-supplemento della Stampa. Lo dirige da due anni con ottimi risultati Chiara Beria d’Argentine. Infatti grazie allo Specchio il quotidiano piemontese nel 2001 ha diffuso, di sabato, una media di 430-450 mila copie. Ed è soprattutto fuori dal Piemonte che il contributo del supplemento è stato apprezzato di più. Anche la raccolta pubblicitaria è andata a gonfie vele nel 2001: + 42% sul Duemila. “Il segreto? Un lavoro da formiche – risponde Beria -. Poca autoreferenzialità e un giornalismo più sereno, in qualche caso didascalico”. Dario Di Vico