La holding del Cardinale allarga l’impero (Il Mondo)

Più stretti i rapporti con Enertad. Riorganizzazione Reno De Medici. L’affare Mirant. E il parco immobili Per anni ha lavorato in sordina, fornendo consulenze sulla strategia a industrie e sulla gestione di grandi patrimoni di famiglia tra l’Italia e la Svizzera. Adesso Giuseppe Garofano, uno dei nomi storici della finanza italiana, ex amministratore delegato della Montedison e coinvolto, 11 anni fa, nella maxi-inchiesta Enimont, torna ad avere un peso importante nella city milanese. È lui, infatti, insieme a Monte dei Paschi, il maggior azionista e l’ispiratore delle operazioni concluse da Aleiron industries, holding di partecipazioni industriali quotata alla Borsa di Milano e gestita come un fondo chiuso. Ufficilamente è solo presidente onorario ed evita le apparizioni pubbliche (come l’ultima assemblea) ma il suo peso è determinante. Una quota azionaria sindacata del 6,49% è controllata dalla olandese Aabaac Beheer bv, che a sua volta fa capo alla Nelke srl, finanziaria della famiglia Garofano che ha anche in portafoglio un 1,2% non sindacato della stessa Alerion. E poi il Cardinale (come veniva chiamato ai tempi d’oro) è il regista dell’espansione di Alerion nei settori dei servizi ambientali, dell’energia e in quello cartario con alrte due società quotate: Enertad e Reno De Medici. Grazie alla ragnatela di conoscenze che gli hanno permesso di mettere insieme mezzi propri per oltre 150 milioni di euro. In questa suo nuova avventura, infatti, Garofano è accompagnato da imprenditori come Marcellino Gavio, Alfio Marchini e Luigi Agarini, da Mps e dal Lioyd Adriatico. L’ultima operazione è stata annunciata, dal quartier generale della holding, in via Durini 16 a Milano, a metà maggio. Alerion aumenterà la propria partecipazione in Enertad, gruppo attivo nel settore dei servizi ambientali, dal 4,2% a oltre il 20% sottoscrivendo una quota dell’aumento di capitale varato dalla società, controllata dalla famiglia Agarini (a sua volta azionista di Alerion con Fintad) fino a un investimento massimo di 50 milioni. Per fare fronte a tali uscite la holding farà ricorso a linee di finanziamento ponte per 40 milioni da rimborsare entro 12 mesi con la liquidità ricavata dalle cessioni del proprio patrimonio immobiliare (acquistato in passato dalla Fondiaria-Sai e da Fincasa 44). Come contropartita al rilevante impegno finanziario Alerion ha ottenuto delle precise garanzie che la consacrano come il nuovo socio forte dell’azienda umbra. In primo luogo avrà diritto di nominare i due membri (su sette) del consiglio di amministrazione a cui sarà affidata la gestione operativa (Luigi e Sante Agarini hanno rinunciato, infatti, alle rispettive deleghe) e, poi, potrà contare sul diritto di veto sulle deliberazioni dell’assemblea straordinaria. Con questo colpo l’Alerion punta a consolidare un proprio originale modello di business. La costruzione di un portafoglio di partecipazioni in settori ritenuti strategici e ad alto potenziale di crescita. Così, nell’ultimo anno, Alerion ha acquisito il 24% della Reno De Medici (ora in fase di ristrutturazione seguita direttamente da Garofano come presidente e dal neo ad Ignazio Capuano, fratello di Massimo, ad di Borsa spa), secondo produttore europeo di cartoncino patinato, e il 45% di Mirant Italia (generazione termoelettrica). “Le nostre operazioni sono di natura industriale e hanno un orizzonte temporale di medio periodo”, dice Gastone Colleoni, presidente Alerion, 56 anni imprenditore veronese nel settore immobiliare, dei laterizi e dell’auto (è anche un concessionario Fiat). Il progetto Alerion nasce nel 1995, con la società denominata Ibi, per iniziativa di un gruppo di piccoli e medi imprenditori industriali concentrati nel Nord Italia con l’intenzione di offrire servizi di advisory e private banking. Ma la svolta arriva nel 2002-2003 quando viene varata la trasformazione in holding attraverso la quotazione. E il veicolo utilizzato per lo sbarco sul listino è stato l’immobiliare Fincasa 44 che, poi, ha assunto la denominazione di Alerion. Con il risultato che, oggi, la società è retta da un patto di sindacato (con il 57% del capitale) che comprende il nucleo originario dei fondatori e i nuovi soci entrati con la quotazione. Il bilancio 2003, il primo del nuovo assetto, è stato chiuso con ricavi (attività di consulenza e gestione del proprio patrimonio immobiliare) di 24 milioni con un utile di 450 mila euro (il primo trimestre del 2004 ha registrato, invece, un fatturato in calo e un risultato negativo). Marco Giorgi Ronchi