L’impresa chiede cultura creativa (Il Sole 24 Ore)
Milano – Oltre la sponsorizzazione e il mecenatismo: le istituzioni della cultura e le imprese si incontrano su terreni nuovi, per stringere partnership preziose per entrambe e continuative nel tempo. La cultura ne riceve risorse finanziarie e competenza aziendali, l’impresa ne guadagna in immagine, ma anche in innovazione. “In tempi particolarmente difficili, risorse, know-how, idee devono essere messe assieme per dare un risultato che sia molto maggiore della somma delle parti”, ha detto Michela Bondardo, vicepresidente Sistema Impresa e Cultura che ha organizzato ieri a Milano “Cercasi creatività. Offresi competenze”, assieme a Confindustria, Ice e Provincia di Milano (con la collaborazione di Banca Intesa, Camera di Commercio di Milano, De Agostini Rizzoli arte & cultura, Lottomatica, Il Sole 24 Ore, Philip Morris Italia). La creatività come strumento per innovare l’impresa è una realtà in molti Paesi stranieri. In Olanda, per esempio, manager di azienda come Unilever, Kpn (National Telecom), La Bouchere Bank cedono gratuitamente il loro tempo per fornire consulenza a musei, orchestre, istituti di cultura. “Non solo ne tra vantaggio la corporate image, ma la cultura diventa un elemento essenziale di posizionamento competitivo e i manager acquisiscono stimoli e suggesioni creative utili poi nel loro lavoro quotidiano”, ha spiegato Marianne Berendse, direttore di Kunst en Zaken di Rotterdam, una fondazione che in otto anni ha realizzato 350 progetti per un corrispettivo di 6,3 milioni di euro. E in italia? I casi fecondi ancora si contano. Tra questi l’Auditorium di Roma, che dal luglio 2003 affianca alla produzione di musica classica dell’Accademia di Santa Cecilia una ricca offera artistica. L’Auditorium, diventato fondazione, si avvale di partner istituzionali come Enel e Lottomatica. “Abbiamo raggiunto un livello di autofinanziamento pari al 52%, grazie anche alla vendita di servizi a privati”, ha affermato Carlo Fuortes, amministratore delegato di Fondazione Musica per Roma, che ha sottolineato la necessità di un ritorno economico per l’impresa. Da parte sua, Innocenzo Cipolletta, presidente del Sole 24 Ore – che ha ospitato il forum – ha ricordato che “non ci può essere impresa, economia senza la capacità di comprendere la realtà, la cultura in cui si opera”. Paolo Mazzanti, direttore di Assotelecomunicazioni, ha ripercorso il forte impegno degli operatori della telefonia da Telecom (Progetto Italia) a Wind (grandi mostre d’arte). E all’appello di Stefano Lucchini, direttore relazioni esterne di Banca Intesa , per un maggiore impegno di Confindustria, Mazzanti ha risposto con l’annuncio della creazione di una Commissione cultura all’interno dell’organizzazione industriale, che si impegnerà in tre ambiti: cultura d’impresa, corporate social responsability e rapporti tra impresa e istituzioni culturali. Rapporti non sempre facili, soprattutto quando bisogna confrontarsi, in Italia, con i tempi lunghi dello Stato, come ha spiegato Daniele Jalla, presidente della sezione italiana dell’International Council of Museums e coordinatore dei servizi museali Città di Torino. L’Italia si è trasformata da “superpotenza culturale” a “superpotenza riluttante” ha detto Pialuisa Bianco, direttore dell’istituto italiano di cultura di Bruxelles: “La cultura è il soft power dei nostri giorni: in ambito internazionale può intervenire laddove non arrivano le relazioni economiche o diplomatiche”. Con il suo Istituto, Bianco ha vinto il premio 2004 ministero degli Affari esteri, mentre l’anno scorso il premio Istituzione culturale era stato assegnato – da Bondardo Comunicazione – all’Auditorium di Roma. Proprio ieri è stato presentato il volume Relazioni vincenti: conquistare le imprese oltre lo sponsor, che raccoglie le testimonianze di 30 istituzioni culturali. Infine il forum ha dato il via alla nona edizione del Premio Impresa e Cultura, il concorso nazionale per le aziende che investono in cultura.
Alessia Maccaferri