L’omaggio a Mattei è diventato una specie di manifesto programmatico del nuovo gruppo dirigente dell’Eni, che vuole contrastare l’idea che tagliare le unghie all’Eni possa rappresentare una cura all’handicap energetico del Paese (Prima Comunicazione)
C’è modo e modo di ricordare il fondatore. Se poi si tratta di un personaggio ingombrante come l’inventore e deus ex machina dell’Eni Enrico Mattei, grande e scomodo nel periodo in cui ha battuto la scena politica e industriale italiana e internazionale, personaggio impossibile da collocare negli album di famiglia della politica nostrana, morto nel 1962 in un incidente aereo che ancor oggi rappresenta uno dei misteri torbidi della repubblica, beh…scegliere di ricordarlo rivendicandone il ruolo a tutto tondo e facendone il simbolo della più grande azienda italiana significa mandare un messaggio pesante alla politica di oggi e di domani. Significa dire: guardate signori che come e più che al tempo di Mattei oggi quel che conta è chi controlla l’energia, e se pensate che il problema energetico italiano dipenda dal fatto che l’Eni è troppo grossa e ha troppo potere commettete un grave errore. Perché ridimensionare l’Eni oggi è fare un pessimo servizio al Paese, così com’era miope negli anni Cinquanta mettere i bastoni fra le ruote di Mattei, che dell’Eni fece il motore dello sviluppo industriale italiano. Quindi non è proprio un caso se per celebrare il centenario di Enrico Mattei l’Eni ha scelto di fare le cose in grande, con un mese di eventi e iniziative distribuite tra Milano, Ferrara, Roma e Pomezia (per l’inaugurazione dell’archivio storico dell’azienda), un sito con tanto di webcam esclusivamente dedicato alle celebrazioni e addirittura una produzione teatrale allestita per l’occasione in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, con Lucia Annunziata e l’attrice e autrice Laura Curino. E quindi per niente casuale è stata la conclusione di questo primo ciclo (altre iniziative sono programmate per l’autunno) con una lezione dell’amministratore delegato Paolo Scaroni all’Università di Bologna su “Insegnamento e attualità di Enrico Mattei nel futuro dell’Eni”, dove il titolo dice già tutto dell’intenzione. Insomma, più che un programma di iniziative per ricordare il fondatore, l’omaggio a Mattei è diventato una specie di manifesto programmatico del nuovo gruppo dirigente dell’Eni capeggiato da Paolo Scaroni, salito in sella al cane a sei zampe la scorsa estate e subito investito dalle polemiche per i tagli alle forniture di gas da parte dei russi e per il quasi monopolio esercitato dall’Eni in Italia nel mercato della distribuzione. Scaroni, ex amministratore delegato Enel, e i suoi, tutti provenienti da altre esperienze aziendali, a differenza dei predecessori Bernabè e Mincato, cresciuti dentro Eni, hanno costruito una sofisticata operazione d’immagine su Mattei con un doppio obiettivo. Contrastare l’idea che tagliare le unghie all’Eni possa rappresentare una cura all’handicap energetico del Paese e inviare un potente segnale interno all’azienda, chiamando in causa il dna del gigante petrolifero e vellicando l’orgoglio aziendale dell’unica grande company internazionale battente bandiera tricolore. L’input è partito da Scaroni a novembre, nel mezzo della bufera per i tagli alle forniture di gas russo, dando pieno mandato a Stefano Lucchini, direttore Comunicazione e immagine, di celebrare l’anniversario di Mattei, sottolineandone l’attualità e la visione anticipatrice, evitando con cura di farne un santino o di confinarlo nella parte della vittima di un complotto. Ne è uscito un programma che ha attinto a piene mani dall’enorme archivio storico dell’Eni – cinque chilometri di faldoni – e che ha messo a fuoco il ruolo cruciale di Mattei nella ricostruzione e nel boom economico italiano fra gli anni Cinquanta e Sessanta, senza limare gli spigoli e le contraddizioni di un personaggio che si servì di tutto e di tutti – dai politici ai giornali, con grande spregiudicatezza – pur di perseguire la sua visione. Il rapporto conflittuale e intensissimo con la stampa e l’intuizione di “comunicare l’impresa” da parte di Mattei sono stati il filo conduttore ed una delle chiavi principali dell’insieme delle iniziative. Il cinquantesimo della nascita del Giorno, celebrato con una giornata di studi all’università Statale di Milano il 20 aprile, ha aperto il ciclo ricordando quanto Mattei sia stato sparigliatore del mercato e innovatore nel campo dell’editoria quotidiana. Sei documentari prodotti o coprodotti dall’Eni con la Rai, presentati sotto la voce “Il grande cinema Eni”, hanno poi testimoniato come la cinematografia industriale sia stata, in Italia, una grande palestra e una grande opportunità perduta. Fra i titoli, ad esempio, uno straordinario film di un giovanissimo Bernardo Bertolucci, “La via del petrolio”, del ‘66, praticamente mai più visto da 40 anni e il “Ricordo di Enrico Mattei”, firmato da Sergio Zavoli per la Rai nel ‘68. Ma l’iniziativa più spiazzante, e riuscita, è stata la pièce teatrale andata in scena la sera del 5 maggio al Piccolo Teatro di Milano: “Il signore del cane nero”, un’ora di spettacolo per raccontare la parabola umana, imprenditoriale, politica del fondatore dell’Eni. Scritto e interpretato da Laura Curino, lo spettacolo racconta Mattei dai tempi della giovinezza a Matelica, nelle Marche, alle prime esperienze di lavoro, al ruolo nella Resistenza come comandante partigiano e rappresentante della Dc nel Comitato di liberazione nazionale, alla scommessa dell’Agip nel primo dopoguerra fino alla grande avventura dell’Eni, della sfida alle sette sorelle, alla morte sul suo jet precipitato nell’ottobre ‘62 nella campagna di Bascapè, nel Pavese. Sul palco, insieme alla Curino che interpreta e racconta Mattei, anche Lucia Annunziata che legge testi di Indro Montanelli e di Eugenio Scalfari: le loro domande al fondatore dell’Eni, le loro critiche alla spregiudicatezza e alle invasioni di campo dell’uomo in politica. E fra le righe la loro ammirazione per un personaggio straordinario per l’Italia e per i suoi tempi. Montanelli in particolare, che nel luglio del 1962, tre mesi prima della morte del fondatore dell’Eni, fu protagonista di un furioso corpo a corpo con Mattei, durato per ben due settimane sulle pagine del Corriere della Sera. Indro rinfaccia a Mattei di avere ed esercitare troppo potere senza renderne conto a nessuno, di fare una politica estera personale, di calpestare istituzioni e procedure. E Mattei che risponde secco: “Voi non vi rendete conto che quando sono all’estero io rappresento l’Italia, per il mondo l’Eni è l’Italia”. Uno spettacolo tutto costruito su documentazione originale “estratta” dall’archivio storico Eni, e dove, a un certo punto, si ascolta persino un disco speciale fatto registrare da Mattei in occasione di un delicato incontro con gli americani: canzoni come “Resta cum’me” di Modugno o il “Dada Umpa” delle Kessler con testi ironici rifatti sull’Eni, il petrolio e il gas italiano e, naturalmente, su Mattei medesimo. Così, per sdrammatizzare e ammorbidire i petrolieri Usa. Lo spettacolo, allestito per una sola rappresentazione, è stato filmato. Un estratto è visibile sul sito dedicato al centenario di Mattei – cliccabile dall’indirizzo www.eni.it – che oltre all’agenda con tutti gli appuntamenti del programma di celebrazioni presenta materiali inediti, fotografie, testimonianze. Sull’allestimento del sito ha lavorato per mesi a tempo pieno Giorgio Secchi, responsabile dei contenuti Internet del gruppo, e uno staff di una dozzina di persone.
L’anniversario di Mattei è stata anche l’occasione per l’inaugurazione della nuova sede dell’archivio storico dell’Eni, la più grande e complessa raccolta documentale di una azienda italiana. Per la prima volta sarà possibile consultare i documenti sulla fondazione dell’Eni, nel febbraio del 1953, e ricostruire attraverso i documenti il contrastato rapporto fra Mattei e i leader politici dell’epoca. In particolare con Alcide De Gasperi e i capi della Democrazia cristiana, partito al quale Mattei apparteneva e dal quale, tuttavia, si affrancò subito dopo la guerra, rinunciando alla carriera politica per intraprendere con l’Agip una scommessa industriale sulla quale nessuno, all’inizio, avrebbe scommesso una lira. E che pochi anni dopo lo avrebbe portato a sfidare apertamente i giganti mondiali del petrolio, a scoprire i giacimenti di metano in Val Padana e a realizzare la rete di distribuzione più capillare d’Europa, ad aprire rapporti privilegiati con i Paesi produttori di greggio e a fondare l’Eni. Ancora oggi l’unica azienda italiana in grado di affrontare i mercati internazionali ad armi (quasi) pari con la concorrenza.
Ivan Berni