Se la comunicazione è dolceamara (Panorama Economy)

MANUALI. La tecnologia ha semplificato tante attività quotidiane, ma ha reso più difficile raggiungere gli obiettivi. Due professionisti d’azienda raccontano in un libro le due facce della medaglia. Insieme, Gianni Di Giovanni e Stefano Lucchini vantano oltre sessant’anni di esperienza nel mondo della comunicazione d’impresa. Il primo, senior vice president external communication di Eni, il secondo, public affairs and communication – senior executive vice president della multinazionale dell’energia, sono gli autori di “Niente di più facile, niente di più difficile” (Fausto Lupetti editore), nuovo manuale dedicato alla comunicazione di impresa. Come si può emergere nell’era digitale degli smartphone e dei tablet? Molte cose sono diventate più semplici perché la tecnologia aiuta la diffusione delle informazioni. Ma tante altre, invece, sono molto ora più complesse da gestire. Ecco che cosa è più facile e che cosa è più difficile per Gianni Di Giovanni e Stefano Lucchini. Niente di più facile: 1. Lanciare un comunicato Continua a essere uno strumento chiave nelle relazioni con il mondo dell’informazione. Con la digitalizzazione, il comunicato stampa ora è in grado di fornire elementi aggiuntivi e utili al lavoro del giornalista. I collegamenti ipertestuali (i link, per intendersi) rimandano a informazioni più approfondite disponibili sulla rete. Per accedervi basta un semplice clic e il risultato è una più ricca copertura della notizia. 2. Contattare le microcommunity I modelli aggregativi delle tecnologie di rete sono un aiuto nella creazione di gruppi i cui membri possono diventare ambasciatori di un’idea presso il pubblico allargato. I costi per entrare in contatto e comunicare alle minicomunità sono letteralmente crollati. Un percorso utile soprattutto nella comunicazione interna, perché permette di instaurare con i dipendenti conversazioni più personali che migliorano il clima aziendale e la produttività. 3. Misurare i risultati Misurare i risultati e l’impatto della comunicazione sulla reputazione di un’azienda è un processo che richiede meno tempo di una volta, perché è possibile utilizzare nuovi strumenti. Come la valutazione delle conversazioni in rete, cioè l’analisi degli argomenti trattati in un certo periodo di tempo dai navigatori e l’utilizzo di database digitali che hanno semplificato e reso più fruibili le operazioni di rassegna stampa. Niente di più difficile: 1. Tenere il passo Fino a 20 anni fa i ferri del mestiere del comunicatore erano un sacchetto di gettoni, per chiamare da fuori, e un beeper con cui il centralino avvertiva il responsabile di turno se avveniva qualcosa che richiedeva il suo intervento. In un mondo always on, in cui le notizie si succedono a ritmo serrato, bisogna tenere il passo. Lo smartphone è indispensabile per essere operativi sempre e comunque. 2. Calibrare gli eventi L’evento è un must degli ultimi anni e solo apparentemente semplice. Non esiste, infatti, un format codificato e ripetibile per individuare location, servizi, creatività nella messa in scena. La difficoltà principale ha a che fare con il trasferimento delle informazioni agli stakeholder (clienti, stampa, dipendenti, opinione pubblica) che deve avvenire nel modo più fruibile e spettacolare possibile. Ma senza fare prevalere l’evento sul messaggio. 3. Farsi vedere Con l’affollamento delle notizie e l’inarrestabile voglia di comunicare delle aziende ottenere la visibilità necessaria sui media è un’operazione impegnativa. Il risultato è che il rapporto con i giornalisti si è fatto meno esclusivo rispetto a quando il numero di player era più limitato e le esigenze di comunicazione consistevano soprattutto nell’evitare articoli non graditi al management. Per emergere bisogna dotarsi di validi professionisti e non avere paura di investire.