Torna a Foligno il Raffaello rapito da Napoleone (Nazione – Carlino – Giorno)

La “Madonna” trafugata nel 1797 esposta fino al 26 gennaio nel monastero di Sant’Anna “La Madonna di Foligno è il Paradiso, di fronte a lei si è grati di avere occhi per guardare e cuore per emozionarsi”. Così l’ex ministro della cultura, oggi direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, davanti al capolavoro di Raffaello che fino al 26 gennaio (giorno di chiusura dei festeggiamenti per il patrono San Feliciano) potrà essere ammirato gratis, dalle 9.00 alle 19.30, nel monastero di Sant’Anna da dove fu trafugato più di due secoli fa. Vicino a Paolucci, Stefano Lucchini, direttore delle Relazioni internazionali e comunicazioni Eni. Gruppo senza il quale il “ritorno a casa” della Madonna non sarebbe stato possibile. A Milano, dove è stata esposta dal 28 novembre al 12 gennaio, sono accorsi in 240 mila per ammirarne la bellezza. La Madonna fu dipinta da Raffaello nel 1512 su incarico del segretario di Papa Giulio II, il folignate Sigismondo de’ Conti, come ex voto per il “miracolo” alla sua casa di Foligno: senza danni dopo essere stata colpita da un fulmine. L’opera, inizialmente collocata all’Ara Coeli, fu poi trasferita nel 1565 nel monastero di Foligno dove viveva suor Anna, nipote di quel Sigismondo. Qui rimase fino al 1797 quando, su ordine di Napoleone, fu portata a Parigi. Restituita a Roma nel 1816, è “uscita” dai Musei Vaticani solo tre volte per raggiungere prima Dresda, poi Milano e ora l’Umbria. La comunità folignate ha atteso dunque per secoli di riabbracciare la sua Madonna. “È un sogno che si realizza” conferma il vescovo Gualtiero Sigismondi. Le previsioni proiettano cifre importanti di visitatori anche da fuori regione. “Chi verrà qui avrà modo di scoprire pure altro” dice il sindaco Nando Mismetti parlando degli “scrigni” che per otto giorni saranno fruibili gratis: da palazzo Trinci al museo della Stampa dove è custoditala prima copia della Divina Commedia. Già, Foligno. Una città tra passato e futuro. Attaccata alle sue tradizioni: qui si rievoca con grande cura storica sia nella realizzazione dei costumi che nelle ambientazioni, la Giostra della Quintana. Ma è sempre qui che si può ammirare la “Calamita Cosmica” di Gino De Dominicis (gigantesco scheletro che riempie dall’ingresso alla navata la settecentesca chiesa della santissima Trinità in Annunziata, trasformata in contenitore d’arte). Ed è qui che l’architetto Massimiliano Fuksas e sua moglie Doriana hanno firmato la chiesa ultramoderna di San Paolo. Un enorme parallelepipedo di cemento armato che ne contiene un altro, all’interno dei quali stanno presbiterio e altare. Un progetto promosso dalla Cei. Perché la Chiesa, quattro secoli fa come oggi, continua a promuovere il connubio tra arte e spiritualità.