Un’Italia da salvare (Gazzetta di Parma)

I luoghi del cuore sono intorno a noi. Anzi: sono dentro di noi. E raccontano romanzi. Quelli non così banali della vita quotidiana. O anche più antiche storie che il tempo ha salvato perchè avvertissimo di avere radici, identità, riferimenti. I “Luoghi del cuore” – se con questa espressione identifichiamo il secondo censimento del Fai (Fondo per l’ambiente italiano) sulle emergenze artistico-naturali da salvaguardare nel nostro Paese – sono spazi fisici entro cui si annida il senso del presente e quello – simultaneo – di una possibile perdita. Profumano come le “madeleines” di Proust. E la loro estinzione è vissuta, da molti di noi, come un’emorragia di cartezze. Sono stati presentati ieri a Milano, nella sede di Banca Intesa in via Monte di Pietà, i risultati della seconda edizione del censimento “I Luoghi del cuore” promosso dal Fai col sostegno della stessa Banca, che per il progetto erogherà 500mila euro. Oltre 90mila cittadini hanno partecipato all’iniziativa segnalando – mediante la compilazione di una scheda – i luoghi dell’architettura, dell’arte e del paesaggio italiano che vorrebbero salvati. Al censimento, realizzato attraverso le cartoline distribuite in 2mila filiali di Banca Intesa e veicolate da importanti testate nazionali, hanno aderito in pari misura uomini e donne di ogni età: il più giovane ha 4 anni, il più anziano 96, l’età media dei segnalatori s’aggira sui 45 anni. Elaborati dall’Ispo (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione), i dati emersi sono di notevole interesse. Evidenziano, innanzitutto, che il numero delle adesioni è quadruplicato rispetto all’anno precedente (nel 2003 il censimento aveva raccolto 24.700 schede) e lasciano intendere, con molta chiarezza, che la mobilitazione intorno ai temi dell’arte e della cultura è oggi fervida, massiccia e intergenerazionale, davvero capace di alimentare un senso di appartenenza alla comunità che va oltre – o forse restituisce significato – all’esangue impegno “politico” dei cittadini. Chissà: forse anche la “polis”, in questa accezione, può diventare un “luogo del cuore” che si riappropria di se stesso. Alla conferenza stampa milanese del Fai hanno preso parte Stefano Lucchini, responsabile relazioni esterne di Banca Intesa, e Marco Magnifico, amministratore delegato culturale del Fai; con loro Renato Mannheimer, presidente dell’Ispo, e Carla Di Francesco, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia. È infatti lombardo il “luogo del cuore” che guida la classifica dei “top ten” con 7.474 segnalazioni: si tratta di Villa Arconati a Castellazzo di Bollate (Milano), un monumento di straordinario valore storico-architettonico, di fatto la più imponente dimora gentilizia dello Stato di Milano fino alla costruzione della Villa Reale di Monza. Un bene privato – come gran parte di quelli segnalati – che versa da tempo in condizioni disperate senza che siano state trovate soluzioni in grado di garantirne il restauro. La tanto declamata sinergia tra pubblico e privato finora non ha sortito effetti, ma è l’unica via percorribile per un possibile recupero. La ricetta, per questo e per altri monumenti, è sempre la stessa: “prendersi cura di” e ideare nuovi strumenti, anche normativi, per raggiungere lo scopo. La Lombardia è la regione italiana che ha partecipato più attivamente al sondaggio con 33.949 segnalazioni, pari al 37% del totale. Seguono il Veneto (11,3%), la Liguria (9,8%), la Campania (8,5%), il Lazio (7,1%), la Puglia (6,9%) e il Piemonte (6,3%). Non brilla un forziere d’arte come la Toscana, da cui proviene “solo” il 3,1% delle segnalazioni. E anche l’Emilia Romagna non si è dimostrata eccezionalmente motivata, benchè si collochi al nono posto tra le regioni più solerti con una quota del 2,3%. Il 90% dei “luoghi del cuore” sono chiese o luoghi di culto (la tipologia religiosa appare la più diffusa), ma anche ville, masserie, ponti e mulini. Solo il 10% è identificabile con un paesaggio o un ambiente naturale. Ma torniamo alla classifica. Il secondo tra i luoghi più votati a livello nazionale è la settecentesca Masseria Rossi di Volla (Napoli). Il terzo è la Chiesa di S. Maria del Soccorso in località Santi Cosma e Damiano (Latina), di cui restano solo alcune porzioni delle mura esterne dopo che i bombardamenti, nel corso dell’ultima Guerra Mondiale, la rasero al suolo. Incredibile ma vero: il paese rivuole la chiesa “fantasma”; quello è davvero un luogo dell’anima per gli abitanti di Santi Cosma e Damiano. Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, sono state segnalate 7 emergenze sia artistiche che naturali tra cui l’Ospedale Vecchio di Parma e la Fontana di Gorro a Borgo Val di Taro. Peccato, però. Non rientrano tra le prime 50 classificate. Elena Formica