New York, il passato è modernità (Corriere della Sera)

Passioni? In un volume cartoline e stampe d’epoca dalla collezione di Stefano e Silvia Lucchini

Ci possono essere tanti modi per viaggiare lungo le strade di New York. Si può, ad esempio, partire da un bel pacchetto di cartoline dimenticate (con tanto di vista su Broadway, Central Park, il Chrysler Building o l?Herald Square) e poi ritrovate «per caso» durante un?asta per cercare le radici di quella affascinante modernità che rende ancora unico lo skyline della Grande Mela. Con la voglia di scoprire «che la polvere del tempo ha soltanto accresciuto il fascino di strade e palazzi, monumenti e piazze». Dunque è un omaggio fuori dal tempo (in senso positivo) quello proposto da Forgotten Postcards of New York (Rizzoli, pp. 96, e 18) piccolo album urbano che raccoglie le cartoline e le stampe vintage collezionate, per passione, da Stefano Lucchini con la moglie Silvia (che di questo album, disponibile anche su Rizzoli.it, sono anche i curatori). Una vera e propria passeggiata attraverso la vecchia New York, tra il Rockfeller Center e la St. Patrick Cathedral, tra la Quinta Strada e la Central Station, tra il Madison Square Garden e il Flatiron Building a Manhattan (il mitico Ferro da Stirosimbolo volontario della modernità, completato nel 1 902 su progetto dell?architetto Daniel Burnham). Con l?intenzione di raccontare, in poche parole e in tante immagini, «quello che allora succedeva ogni giorno, in ogni angolo della città».Il (riuscito) gioco della memoria in qualche modo obbliga il lettore a guardarsi sempre indietro, a ripensare costantemente al passato, a tuffarsi di continuo nella melanconia dei ricordi. Ma, alla fine del percorso, tutto riporta al presente o almeno a una certa idea di progresso che (magari) si vorrebbe pensare ancora attuale. Il Luna Park di Coney Island, il Queensboro Bridge, la Statua della Libertà, Ellis Island non sembrano essere così ricoperti da una (più che logica) patina di polvere. Ma sembrano invece voler così celebrare la città e, soprattutto, i suoi abitanti (con un omaggio particolare ai nativi che avevano vissuto a Mannahatta ? ovvero la città delle tante colline) molto prima che arrivassero Giovanni da Verrazzano e Henry Hudson, gli stessi nativi celebrati come «forti e superbi» da Walt Whitman. Tra le tante testimonianze riportate da queste cartoline c?è poi anche quella di Fortunato Depero, il maestro del Futurismo («Futurismo !! New York 1929 F. Depero» recita appunto una delle cartoline ritrovate): ennesima conferma della sua grande passione che giunge alla vigilia della grande mostra che il Guggenheim di New York sta per dedicare (dal 21 febbraio al 1 settembre) proprio al Futurismo made in Italy e alla ormai prossima nascita, a Soho, del Center for italian modern art (Cima).Dopo tanti anni di testimonianze fotografiche in cui l?uomo di fatto, per motivi estetici, finiva per essere cancellato da ogni scorcio urbano, queste cartoline da New York raccolte da Stefano e Silvia Lucchini riportano in primo piano gli uomini e le donne. Non a caso in questo itinerario cittadino (da Union Square a Broadway e Battery Park, dal Brooklyn Bridge alla City Hall) le uniche presenze in grado di contrastare il potere delle architetture sembrano essere proprio fornai e magnati, ferrovieri e lavandaie, vecchi e nuovi arrivati (cominciando da italiani e irlandesi). Mentre ogni volta, sullo sfondo, ricompare quella idea di New York città del futuro, metropoli fantastica e capolavoro del progresso.

Stefano Bucci