Così “Il Giorno” dette voce all’Italia del miracolo (Nazione – Carlino – Giorno)

Il Giorno in università. Per i 50 anni del giornale, uscito nelle edicole il 21 aprile 1956, la Facoltà di Scienze Politiche della Statale, con il patrocinio della Provincia di Milano, ha organizzato ieri una giornata di studi dedicata alle vicende del quotidiano: dal progetto provocatorio di Enrico Mattei alla sua realizzazione, dalle direzioni “storiche” di Gaetano Baldacci e Italo Pietra, da Guglielmo Zucconi a Lino Rizzi, ai nostri giorni. All’incontro hanno partecipato docenti ed esperti, ma anche molti studenti attenti alle relazioni degli studiosi e ai racconti dei giornalisti di oggi (Giulio Guzzi, Giorgio Acquaviva e Marco Sassano) e di ieri (Giancarlo Zizola, Adele Cambria, Angelo Del Boca, Morando Morandini, Paolo Murialdi, Giulio Signori, Pilade del Buono, Gianluigi Melega, Ugo Ronfani, Giorgio Vecchiato). Così – dopo il saluto delle autorità e del direttore, Giovanni Morandi – alle testimonianze dirette si sono alternati gli interventi degli esperti: Valerio Castronovo e Pier Luigi Vercesi, Stefano Lucchini e Silvia Morgana, Alceo Riosa e Carlo Lacaita, Patrizia Audenino e Giancarlo Galli. E proprio lo storico Valerio Castronovo ha tracciato il profilo dell’Italia degli anni ‘50. In questa Italia (“Un Paese ancora da unificare”, ha rilevato Patrizia Audenino) si presenta ai lettori Il Giorno. Un giornale di rottura: per la grafica, per il colore, ma anche per il linguaggio, che abbandona lo stile paludato dei quotidiani dell’epoca per avvicinarsi ai lettori con una prosa chiara, semplice, fatta per raccontare gli avvenimenti e per spiegare la realtà. “Un giornale – ha ricordato Carlo Lacaita – che non solo registrava i cambiamenti, ma spingeva anche per la loro realizzazione”. Alle spalle di quella iniziativa c’è anche il grande progetto di Enrico Mattei che voleva dotare la sua creatura, l’Eni, di una voce. Se le grandi industrie private – diceva – dispongono di propri mezzi di informazione, anche l’industria di Stato deve poter fare lo stesso. Un discorso che non poteva non sollevare grandiose polemiche: “Nel suo studio – ha raccontato il direttore della Comunicazione dell’Eni, Stefano Lucchini – Mattei aveva 35 volumi di raccolta degli articoli scritti contro di lui e contro le sue iniziative”. Attacchi sollecitati dalla grande industria nazionale e dal cartello petrolifero internazionale, che vedevano l’Eni come un fastidioso intruso nel mercato mondiale del petrolio. Ma il progetto di Mattei era chiaro. Non è un caso che il primo numero di quel 21 aprile 1956 porti in prima pagina (oltre al fondo a firma del direttore Gaetano Baldacci e di Cino Del Duca, l’editore che per breve tempo “coprì” la proprietà di mano pubblica della testata) la notizia dell’approvazione alla Camera dell’istituzione del ministero delle Partecipazioni statali. Con un sommario chiarificatore: “Entro un anno lo sganciamento delle aziende Iri dalla Confindustria”. In questo quadro e con questo spirito nasceva Il Giorno. “Appena morto Mattei – ha spiegato Giorgio Vecchiato – il suo vice alla presidenza dell’Eni, Marcello Boldrini, comunicò che da quel momento la politica estera del gruppo l’avrebbe fatta il governo, non più l’Eni. L’Eni perdeva così una grossa fetta della propria autonomia e Il Giorno perdeva una parte della sua funzione”. “Questo grande passato – ha detto il direttore Giovanni Morandi – è un patrimonio che oggi usiamo per guardare al futuro, conservando la spregiudicatezza e la capacità di fare sempre un quotidiano diretto, non mediato, più vicino alla gente che al “palazzo””.

Giorgio Guaiti